domenica 26 giugno 2011

Oi dialogoi 
Dialogo (neanche tanto) immaginario tra un farmacista e una cliente

di Maurizio Bisozzi

− Buongiorno, dottore.
− Buongiorno signora, come sta?
− Così così, dottore. Che vuole che le dica, alla mia età non mi posso certo lamentare, però gli acciacchi ci sono.
− Signora, sono frutti di stagione e ognuna ha i suoi...
− Dice bene, dottore. Volevo dirle quello che mi è successo domenica scorsa.
− Prego, si accomodi sulla poltroncina della pressione e mi racconti tutto.
− Grazie. Domenica, dicevo, voi eravate chiusi e mi sono fatta accompagnare da mia nipote in quella farmacia che sta sempre aperta la domenica, la conosce vero?
− La conosciamo sì, signora mia!
− A proposito, ma perché tutte le farmacie osservano i turni e quella invece fa come le pare?
− Guardi, lei tocca un tasto dolente, meglio lasciar perdere e non farci il sangue cattivo...
− Ho capito, anche tra voi ci sono figli, figliastri e nipoti di Mubarak. Comunque, mi sono fatta accompagnare perché avevo dei dolori alle gambe, i piedi gonfi e una tosse fastidiosissima. Secca e persistente.
− E cosa le hanno detto?
− Appena ho finito di raccontare alla dottoressa dei miei problemi, ha detto che per i dolori avevo bisogno di massaggi e mi ha indicato vicino al bancone la cabina dove c'era un fisioterapista. Dopo il massaggio è tornata, ha chiamato l'infermiere e mi ha fatto fare un doppler alle gambe, per capire la causa del gonfiore.
− E cosa è risultato?
− Niente di niente, e dopo il massaggio le gambe mi facevano ancora più male di prima. Allora la farmacista mi ha condotto in un'altra saletta, mi ha collegato con degli elettrodi a un apparecchio e mi ha detto che mi avrebbe fatto un telelettrocardiogramma e che un cardiologo da Bombay mi avrebbe fatto la diagnosi in tempo reale.
− Le meraviglie del Villaggio Globale. Quindi si è scoperto qualcosa?
− Macchè, allora mi ha sottoposta a una spirometria per vedere se la tosse dipendesse da un'insufficienza respiratoria. Insomma, dottore mio, io speravo di avere una consulenza dal farmacista e questa mi ha fatto quasi un day-hospital, senza capirci niente se non che mi ha sfilato un sacco di soldi inutilmente.
− Mi scusi, signora, ma lei che farmaci prende?
− Dunque, per la mia pressione alta il medico mi ha prescritto da qualche settimana enalapril+idroclorotiazide e dell'amlodipina tutte le mattine.
− Be',  signora mia, ma allora tutto si spiega: i dolori alle gambe sono dovuti alla perdita di potassio provocata dal diuretico, la tosse stizzosa è un effetto collaterale dell'ACE-inibitore e le caviglie gonfie le causa l'amlodipina. Mi sembra semplice.
− Scusi tanto, dottore, ma queste cose la sua collega non le sapeva?
− Che vuole che le dica? Che molti colleghi hanno snobbato la professione per spacciarsi direttori sanitari e che preferiscono fornire servizi che conoscenza professionale? Quando non si sa o non si vuole fare qualcosa, ci si picca di saper fare altro. Anche gli chef scadenti mascherano le proprie insufficienze abbondando con panna o spezie, invece di migliorare le conoscenze culinarie.
− Ma non è giusto, non si fa così! Io entro in farmacia per un consiglio da un professionista competente e mi ritrovo rigirata come un calzino da un esaltato che pensa di essere sul set di “E.R Farmacisti in prima linea”. Ma perchè non vi ribellate a questa deriva che svuota la vostra professione e vi fa diventare altro, se non peggio?
− Signora mia, le voci fuori dal coro sono ascoltate con la stessa infastidita sopportazione riservata a un questuante al semaforo. E poi, parafrasando Napoleone, temo che il futuro della farmacia italiana sia un gioco che qualcun altro ha già vinto.
− Peccato, vi preferivo esperti del farmaco. Ma forse ha ragione lei: vuolsi così colà dove si puote ciò che si vuole...


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domenica 19 giugno 2011

L'Italia di Pulcicchino
di Maurizio Bisozzi


I luoghi comuni banalizzano la realtà, ma in fondo aiutano a descriverla con semplicità, sfrondandola dalle sue tante sfaccettature. Prendiamo le virtù di un italiano e mettiamole accanto a quelle di un mitteleuropeo: del primo viene spontaneo ricordare la fantasia, l'adattabilità, la spensieratezza, l'arguzia; del secondo la serietà, l'affidabilità, la coerenza e il senso civico. Se poi volessimo proiettare le caratteristiche dell'italiano medio in una maschera popolare, verrebbe fuori un personaggio a metà tra Pulcinella e Arlecchino; dal secondo salterebbe fuori un incrocio tra  Pantalone e Meneghino.
Vediamo cosa è uscito dalla inesauribile fantasia del nostro ibrido Pulcicchino: la giunta regionale della Campania, in omaggio al 50% di maschera di sua pertinenza ha recentemente deliberato che
"al fine di garantire il pubblico servizio in casi di necessità e di urgenza, per comprovati eccezionali motivi», si autorizza «il trasferimento dei locali di una farmacia anche al di fuori del perimetro della sede, purché nelle immediate adiacenze» su decisione del Consiglio regionale, sentiti il Comune e l'Ordine provinciale competente.
Scriveva Ennio Flaiano, profondo conoscitore di Pulcicchino, che nulla in Italia è più definitivo del provvisorio. Facile immaginare come finirà per essere utilizzata questa norma di “eccezionale necessità” nel Paese che chiama in causa la Protezione civile non solo per le reali emergenze, ma pure per organizzare un G8 alla Maddalena, evento sì eccezionale, ma preannunciato con qualche anno di anticipo.
Per chiarire ancora meglio l'utilizzo ampio e sconsiderato della norma a disposizione, mettiamo a confronto i comportamenti di Pantalone-Meneghino e quello di Pulcicchino davanti a un'emergenza di tutti i giorni. Immaginiamo che il primo si trovi ad avanzare d'inverno in una Foresta Nera flagellata da una tormenta di neve e che all'improvviso il motore dell'auto si spenga. Non passa un'anima e il bravo Pantaghino, dopo aver inutilmente provato a ripartire, si accorge che il cellulare non ha campo e non può quindi chiamare per avere aiuto. Rassegnato, attiva le quattro frecce direzionali della vettura in segno di allarme, abbandona l'auto e sfida la tormenta a piedi per cercare aiuto. Situazione di indubbia eccezionale necessità.
Be’, c'è bisogno di ricordarvi che Pulcicchino abbandona l'auto in terza fila con i segnalatori lampeggianti per andarsi a prendere un caffè in pieno centro? Si passa con naturalezza dalla necessità dell'arbitrio all'arbitrio della necessità.
È ovvio che di questa discrezionalità finiranno per avvantaggiarsi i soliti noti: nipoti di cardinali e di Mubarak, amici e amiche degli amici, grandi elettori e piccoli traffichini, mammasantissima in grado di avere accesso e influenza nelle sedi preposte allo spostamento della sede verso un'area la cui “adiacenza” è discrezionale come tutta la norma.
I diritti del cittadino-farmacista finiranno per essere stritolati sotto il peso della sentenza tombale che Mario Monicelli - indimenticabile fustigatore delle ingiustizie del Potere - faceva emettere al suo famoso Marchese del Grillo: “Aricordateve che io so’ io e voi nun siete un c....”
Forse è arrivato il momento di dire basta alle vessazioni e alle prepotenze, ci sono segnali evidenti che certe furbate hanno fatto il loro tempo e l'Italia comincia a reclamare un po' di pantaghinismo dai suoi amministratori, un'insofferenza verso i provvedimenti ad personam e la voglia di tornare a respirare l'aria pulita di uno stato di diritto.
Anche perchè, esattamente come succede nella commedia dell'arte, nella vita reale i danni
provocati da Pulcicchino alla fine li deve pagare Pantalone.
Sarà per questo che in Europa continuano a osservarci con distacco e diffidenza?

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domenica 12 giugno 2011

In vacca
di Maurizio Bisozzi

In Argentina è nata la prima mucca al mondo in grado di produrre latte materno grazie ad alcuni geni umani inseriti nel proprio Dna. L'annuncio è stato dato dal National Institute of Agrobusiness Technology, secondo cui il latte "potenziato" contiene due sostanze protettive contro le infezioni che non si trovano in quello prodotto naturalmente dall'animale.
Immediato l'interesse delle autorità sanitarie italiane e di alcuni intraprendenti farmacisti che hanno subito intuito le enormi potenzialità di sviluppo di questa rivoluzionaria mucco-terapia. Ci sono stati immediati contatti con la Confagricoltura per organizzare l'importazione e il posizionamento di esemplari di questa nuova razza di mucca all'ingresso della farmacia, dove il farmacista provvederà alla mungitura e alla vendita del miracoloso liquido bianco.
Entusiasmo generalizzato tra i professionisti in camice bianco, incuriositi dal partecipare ad una mungitura non più nel ruolo passivo dell'azione. Nell'ottica di concorrenza che pervade il mondo farmaceutico italiano e nell'incessante ricerca di nuovi mercati che non siano quelli del farmaco, sarà possibile fornire al cittadino anche la versione cappuccino e la speciale combinazione "Caffèlatte + Cornetto Pesoforma + Il Farmacista on line" a due euro
grazie ai nuovi servizi che la farmacia è chiamata d offrire al paziente. In questo caso, con un piccolo sovrapprezzo, servizio al tavolo.
Innovazione che si incastona perfettamente nella farmacia del domani, modello che prevede l'accompagnamento dei farmaci verso la distribuzione diretta da parte delle Asl, la vendita degli Otc nei supermercati e l'ingresso in farmacia di tutto quanto passi nella fantasiosa testa di chi non si rassegna a svolgere dignitosamente la semplice e onorata professione farmaceutica. Senza preoccuparsi del fatto che la stessa professione, in questo modo, rischia (è proprio il caso di dirlo) di finire in vacca.


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lunedì 6 giugno 2011

Liberalizzazioni über alles

di Maurizio Bisozzi

Il segretario nazionale dell' Associazione Nazionale Parafarmacie Italiane (ANPI), Massimo Brunetti ricorda: ''Le 3.500 parafarmacie hanno assicurato lavoro a oltre 7.000 farmacisti, garantito risparmi per i cittadini per oltre 1,6 miliardi di euro, investimenti per 600 milioni di euro. Nonostante tutto non siamo ancora soddisfatti e vogliamo fare di piu' per il nostro Paese. Con la liberalizzazione dei farmaci a pagamento, che aspettiamo da mesi, potremo garantire ulteriori 8.000 posti di lavoro, 700 milioni d'investimento e risparmi per i cittadini per oltre 250 milioni di euro''.
Percorrendo giocosamente questo percorso logico, dobbiamo dedurre che liberalizzando
selvaggiamente anche la fascia A i posti di lavoro diventerebbero 16.000, gli investimenti 1400 milioni e i risparmi per il cittadino 500 e passa milioni. Ma perché allora fermarsi alla distribuzione del farmaco? Si potrebbero liberalizzare anche gli ospedali, creando dal nulla altri migliaia di occupati e investimenti a non finire, e poi mettere fine al monopolio delle carceri, affiancare alle forze dell'ordine ronde private di vigilantes armati fino ai denti, il tutto con vistose ricadute occupazionali.
Poi si potrebbe passare alla rete autostradale e a quella ferroviaria, costruendo migliaia di chilometri di strade e rotaie accanto alle attuali ma con più rettilinei, proponendo all'utente sconti di tempo e chilometri di percorrenza.
Peccato che a privatizzare l'acqua già ci si stia pensando, però resta ancora il mercato dell'aria da sfruttare. Speriamo che a quel punto saranno soddisfatti e non vogliano fare di più per il nostro Paese. 

Non saremmo in grado di sostenere tutto questo sviluppo.

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