giovedì 8 dicembre 2011

 Lettera a una manager
di Maurizio Bisozzi

Cara dottoressa,
a nome dei farmacisti, mi permetto di rispondere al suo invito ad apprezzare i nuovi provvedimenti governativi sulla farmacia e sfruttarne i vantaggi.
Lei è una manager di una multinazionale, io il modesto titolare di una piccola farmacia: viviamo aziende diverse, abbiamo valori diversi. Dall'alto della sua torre d'avorio lei ignora i problemi di serie B di un farmacista, presa com'è dai suoi mille problemi di serie A, anzi di Champions. Lei si districa tra grafici e programmazione, si muove fra colonne di cifre e indici. Lei non riesce a vedere laggiù in basso, dove si cercano i pidocchi nei capelli di una bambina e poi si spiega alla mamma come eliminarli, dove si conforta una madre con la figlia a casa con la bronchite, dove si sostiene con un sorriso e un placebo lo studente in ansia per l'esame, dove si aiuta la giovane mamma a lenire l'arrossamento del neonato, dove giorno dopo giorno seguiamo negli occhi del malato e dei suoi parenti l'evoluzione di qualche malattia devastante, dove si condivide l'angoscia di una adolescente con un ritardo mestruale e le si spiega come fare un test, dove si consola la anziana vedova del compagno di una lunga vita.
Lei ha mille problemi di ben altra levatura, dottoressa, ci sono profitti da inseguire e rami secchi da tagliare, dipendenti da licenziare e investimenti da capitalizzare. Lei ha scelto il profitto, io la gente.
Abbiamo valori diversi, abbiamo stili di vita differenti.
Lei viaggia in first class, io giro in Vespa e non per apologia francescana, ma perchè mica tutte le farmacie sono pozzi di denaro e non sfrutto i miei dipendenti come il Mercato vorrebbe. Le loro esigenze sono prioritarie sulle mie e sono il primo a privarmi di qualcosa quando serve, come farebbe un buon padre di famiglia e non l'amministratore delegato di una multinazionale.
Lei tutto questo non potrà mai capirlo, dottoressa, per lei è il denaro che fa girare il mondo, per me è altro che non sto nemmeno a spiegarle, temo non capirebbe.
Ora tutto questo potrebbe finire, potrei dover lasciare la mia attività e la mia gente, perchè lei e quelli come lei hanno deciso che bisognava diversificare gli investimenti nel farmaceutico e aumentare il dividendo da distribuire a fine anno agli azionisti, perchè il paziente "doveva risparmiare" e il grafico dei vostri utili puntare alle stelle.
Avete voluto applicare alla salute del cittadino il businnes del Mercato, per voi il farmaco è una merce, da vendere secondo le leggi dell'efficienza commerciale e del profitto finanziario.
Per questo non potete guardare chi o cosa travolgete nella corsa al profitto: vite, carriere, affetti, legami, ricordi, per voi esistono solo nella colonna delle passività.
Avete fatto così con tutta la piccola distribuzione al dettaglio, avete cancellato le piccole botteghe di quartiere che erano il tessuto connettivo della socialità, la ragnatela dove tessere incontri e scambi umani e ora tocca alla farmacia, il polo territoriale più importante e delicato.
Mia nonna buonanima si raccomandava di lasciare ogni luogo migliore di come lo si era trovato, un invito che sono certo lei rispetterà nelle toilette pubbliche, ma che le ricordo dovrebbe valere in ogni ambito della vita
Avete conquistato il mondo con il vostro denaro e la vostra finanza, ma non so mica se l'avete migliorato. So però  che non è questo il mondo che vorrei lasciare ai miei figli.

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