giovedì 28 aprile 2011

I furbetti del quartierino
di Maurizio Bisozzi


Italia, patria di pizza e mandolini, di escort e di festini, di Enrico Toti e Mimmo Scilipoti, di mamme proverbialmente sempre incinte di idioti. Terra di Navigatori, ormai solo satellitari; di Santi, anzi di martiri: vecchietti con la pensione minima. Quanto ai Poeti, non li trovi più nemmeno al Ministero della Cultura.
Solo una figura resiste all’usura del tempo: il “furbetto del quartierino”. Due esempi per tutti: l’Aifa taglia i prezzi di rimborso dei generici per allinearli alla media europea. Misura civile, giusta, europeista, ma incompleta. Correttezza vorrebbe che a questo punto si allineassero a livello europeo anche le modalità di rimborso dei farmaci forniti al SSN, nonché i prezzi dei farmaci “a marchio”. Troppo equo chiedere di essere europei su tutto e non solo su quello che fa comodo?
Il secondo non è da meno: la Asl di Lecce ha stipulato un accordo con farmacie e parafarmacie della zona per estendere il Cup a queste due figure. Ricordo ai pochi che le parafarmacie sono esercizi commerciali privi di qualsiasi regolamentazione che non sia quella del commercio: possono cioè aprire dove – anche accanto ad una farmacia – come – basta una semplice comunicazione al Comune – e quando – non c’è obbligo di turni e/o di chiusura il sabato, la domenica e festivi.
In questa anarchia normativa, però, la Asl le battezza testualmente: “Presidi sanitari diretti da un laureato in farmacia che può quindi garantire la necessaria competenza tecnico-professionale e il corretto trattamento dei dati sensibili”.
Non so voi, ma io ho un concetto diverso di presidio sanitario: non è la presenza del laureato, ma sono la struttura e il personale preposto a fare il presidio. Altrimenti potremmo definire tale pure una pizzeria, purchè diretta da un farmacista.
Non so voi, ma io ho un concetto diverso della preparazione professionale del farmacista e mi sembra estremamente riduttivo esaltarne le competenze tecnico- professionali nel prenotare un appuntamento dal proctologo.
Qualcuno dovrebbe spiegare al Responsabile – un nome che sembra la maledizione italiana del momento – della Asl, che attualmente il delicato ruolo per il quale si invocano elevate competenze e il corretto trattamento dei dati sensibili, è disinvoltamente ricoperto da un semplice impiegato di concetto di livello non apicale.
A meno che, e qui si mostra l’italico ingegno, tutta questa sviolinata al farmacista non nasconda altarini, svelati poi impudicamente nel punto centrale dell’accordo. Vado a citare: “I titolari sopporteranno direttamente tutti i costi diretti e indiretti conseguenti le operazioni da essi effettuate”
Eh sì, cara Asl, ti ci voleva decisamente una figura del genere per quel ruolo; qualificata, competente e, solo casualmente, anche gratuita. Stefano Ricucci, guru dei furbetti, è stato superato dagli allievi.

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mercoledì 27 aprile 2011

Un costo inutile
di Maurizio Bisozzi

E ci chiamano casta di privilegiati, pescando il 10% dei colleghi e interpretando la parte per il tutto. La fatica, il sacrificio e l’impegno del restante 90% non fa notizia, come il cane che morde l’uomo.
Oppure truffatori, quando il solito giornale spara in prima di cronaca nera il furbetto che gioca con le fustelle come faceva da piccolo con le figurine Panini. Senza rimarcare che, in questo caso, è l’uomo che morde il cane.
E ci chiamano ladri, quando l’Aifa abbassa i prezzi di riferimento e le aziende non si allineano immediatamente, lasciando il povero farmacista a chiedere il ticket per un equivalente.
Ma comincia a gironzolare una nuova definizione. Infatti: “Il settore della distribuzione in Italia, secondo i rappresentanti della GDO, dopo l'impulso delle lenzuolate Bersani stenta ad evolversi. In particolare, per quanto riguarda il settore dei farmaci, il presidente Ancd- Conad Camillo De Berardinis dichiara 'la liberalizzazione delle attività di vendita è solo agli inizi'; difficoltà di sviluppo nel settore sono segnalate anche dal presidente di Federdistribuzione Giovanni Cobolli Gigli, che afferma: 'Non riusciamo ad ampliare la gamma e resta tutta una serie di obblighi che ci impongono dei costi inutili”. 
Ecco, costo inutile  ci mancava. Per fortuna la GDO ha colmato la lacuna e coniato il termine che presto verrà ripreso dalla stampa. Magari per far ripartire l’economia si lancerà una campagna di incentivi alla rottamazione del farmacista: per ogni omino in camice bianco riconsegnato, sconto del 40% sull’acquisto di un distributore automatico di farmaci.
Costo inutile, quindi, come il mio abbonamento annuo in una palestra dove non mi vedono dal giorno del rinnovo; costo inutile come il corso di lingua spagnola di mia suocera o il corso di decoupage di mia moglie. Inutile come il tempo perso ad aspettare un treno in ritardo, inutile come la moviola dei campi di calcio. Inutile come i vecchi bigliettai dei tram, oggi sostituiti da economiche macchinette distributrici di biglietti, inutile come cercare di far capire a Camillo e Giovanni che la salute è un valore, non un costo.
Ma quelli sono managers, mica filosofi: ai loro occhi, rapiti dai bilanci, noi siamo inutili come coperchi su pentole vuote. Insomma, cappelli sullo loro teste.

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lunedì 25 aprile 2011

Apoteka officiorum
Intervista impossibile a Galeno
di Maurizio Bisozzi

- Professor Galeno, prego si accomodi...
- Sono un uomo umile, chiamami semplicemente magister.
- Magister, lei non immagina quanto io sia onorato..
- Lei chi? Qualcuno che non è qui? Dammi del tu, come si faceva tra latini.
- Davvero posso? Allora Galeno..
- Magister Galeno, se non ti dispiace...
- Oh, mi scusi. Anzi scusami.
- Per Giove, quanto si è imbarbarita la mia lingua, quanto tempo perdete a piazzare sillabe prima o dopo il verbo. Ai miei tempi...
- Ecco, proprio di questo volevo chiederti, dei tuoi tempi.
- Domanda pure figliolo, ma prima dimmi: vedo un caduceo sulla tua tonaca, sei forse   anche tu un membro della setta dei therapeutes?
- In un certo senso. Sono un farmacista, un preparatore di rimedi medicamentosi per curare le genti.
- Per Atena, un collega! E dopo così tanti anni ancora la gente si ammala, non avete trovato rimedi al pneuma corrotto dai quattro umori corporei?
- Be', ecco, direi di no. Anzi, quanto a corruzione, ti assicuro che siamo molto più avanti di quanto tu possa immaginare.
- E gli umori? La rete mirabilis?
- E che vuoi che ti dica, magister. Gli umori subiscono gli influssi del Senato e tendono sempre più a un colorito nero...
- Il Senato faceva danni già ai miei tempi. Perché non scegliete un Tiranno che risolva    tutti i problemi?
- Guarda, anche su questo punto siamo abbastanza avanti, ma non divaghiamo. Dimmi piuttosto, come fai a conoscere Internet?
- L'etimo del vocabolo mi appartiene, ma quel net finale mi è sconosciuto. Forse perché il tennis ai miei tempi non era ancora stato inventato?
- Ma no, che c'entra! Era il tuo domandare della rete mirabilis che mi ha tratto in inganno e fatto pensare al web.
- Web? Quali oscure verba usi, o collega?
- E' inglese, una lingua del Nord.
- Non pronunciare parole e terre barbare, ricordati che hai di fronte un magister!
- Sai, magister, qui sono cambiate diverse cosette. Ti dico solo che la natia Turchia e la vicina Grecia sono oggi ai confini dell'Impero.
- Vuoi forse dirmi che i barbari sono al potere?
- Tu vuoi a tutti i costi farmi prendere una denuncia, parliamo d'altro. Il tuo nome è immortalato nella professione di noi farmacisti: i rimedi che allestiamo in laboratorio vengono idealmente fatti risalire alle tue sperimentazioni.
- Lusinghiero. E allora cosa sono tutte quelle scatoline colorate sul tuo banco?
- Quelli sono OTC, magister. Un acronimo di... vabbe', un termine barbaro che ti farebbe alterare.
- E quel cartello che avvisa del taglio di prezzo del 40% sui farmaci cos'è? La solita decima che Roma impone all'Impero?
- Sono cambiati i tempi, magister. Oggi Roma la decima la impone solo a noi farmacisti.
- Per Giove! E che dicono i nostri Pretori?
- Il proconsole Mandellus e la proconsolatrice Racca nei comizi curiati parlano della Apoteka officiorum.
- Lo traduco in farmacia dei servizi?
- Lasciamolo in originale, rende meglio la trasformazione della farmacia in ufficio. Resta comunque una grande vittoria: pensa che inizialmente era prevista la confisca dei nostri beni e l'esposizione di tutti i farmacisti ad bestias.
- Sì, ma perchè solo ai farmacisti? In cosa avete offeso l'imperatore?
- L’imperatore non c’entra, sono accordi con Ferrum Parvum Fatio e Tres Montes.
- Barbaro iberico?
- No, non iberico. Sono due tribuni del Popolo.
- Romanus?
- No, Populus Libertatis. Magister, sono cambiate molte cose dal Diritto Romano. Ora c'è la crisi e tutti siamo chiamati a fare sacrifici
− Vuoi dire che sono state ridotte le bighe blu e i compensi al Senato? O al solito pagano i Plebei e i Patrizi si trastullano in festini con musici e licenziose ancelle?
− Tu vuoi vedermi finire in catene al Colosseo, la prossima volta intervisterò l'aspide di Cleopatra: è meno velenosa di te...

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giovedì 21 aprile 2011

Le patologie della Lega
Post di Maurizio Bisozzi


Il 14 aprile è stata presentata alla Camera un'interrogazione a firma dell'onorevole Davide Cavallotto (Lega Nord Padania) e altri rivolta al ministro della Salute, relativa alla regolamentazione dell'attività delle parafarmacie. Il testo ricorda e quasi rivendica al proprio partito il decreto Bersani – chissà se Bossi e Maroni sono d’accordo... - e si lancia nel sostegno alla causa della liberalizzazione della fascia C, motivandola così (testuale):
«Si ricorda che i medicinali di fascia C corrispondono a quei farmaci ritenuti non essenziali, in quanto utilizzati per patologie di lieve entità, o considerate minori, che, quindi, non sono considerati 'essenziali' o 'salvavita
Ora, sono propenso a credere che l’onorevole Cavallotto nella vita si occupi di tutt’altro e che l’interrogazione gli sia stata sottoposta, già compilata, per la semplice firma, confermando una volta di più quanto molti politici poco siano competenti sulla materia di cui parlano. Vediamo qualche esempio di questi medicinali utilizzati per patologie “di lieve entità, o minori”:
Toradol, indicato nel trattamento del dolore acuto post-operatorio di grado moderato e lieve: ricetta medica non ripetibile.
Aulin, trattamento del dolore acuto: RNR;
Coefferalgan, trattamento del dolore, prodotto contenente oppiacei: RNR;
Premia, associazione estro-progestinica: RNR.
Aggiungiamo a manciate il Talofen, un semplice neurolettico, una spruzzatina di anti-psicotici e tutta la collezione di benzodiazepine ad azione psicotropa delle tabelle II D e E, aromatizziamo con antiepilettici e anti Parkinson, e diciamo che la torta delle patologie "considerate minori” dall’onorevole padano è pronta.
L'elenco, in verità, potrebbe continuare a lungo, ma finisco qui per non tediare la platea, né polemizzare con l’onorevole interrogante, forse convinto che il Legislatore abbia sottoposto all’obbligo di presentazione di ricetta medica, ripetibile o no, i farmaci  ricordati e molti altri altrettanto importanti non per tutelare la salute pubblica ma, al solito, i privilegi della casta dei farmacisti.
Una curiosità, tuttavia, rimane, insieme alla preoccupazione per la crassa ignoranza che con troppa frequenza i nostri rappresentanti manifestano  in ordine all’argomento su cui pretendono di legiferare: se questi prodotti sono per "patologie di lieve entità", cosa intende esattamente Cavallotto per patologie serie e importanti?

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mercoledì 20 aprile 2011

Quelli che ci fanno
 Post di Maurizio Bisozzi
Sta crescendo l'abitudine degli italiani a fare acquisti di prodotti parafarmaceutici e farmaci al supermarket. E cresce, nonostante i tanti ostacoli burocratici, lo spazio dedicato alla referenze non food nella grande distribuzione organizzata (Gdo). Lo riferisce nel corso di una conferenza stampa a Roma il direttore generale della Conad Francesco Pugliese, precisando come Conad abbia aperto sino a oggi 38 parafarmacie, delle quali 21 nel canale degli ipermercati e 17 in quello dei supermercati e superstore, distribuite in gran parte del territorio nazionale, dal Piemonte alla Puglia. «La politica dei prezzi» ha sottolineato Pugliese «nelle parafarmacie Conad è basata su una politica di sconti che varia dal 15 al 40 per cento sui farmaci acquistabili senza obbligo di ricetta medica, nonché sconti di almeno il 10 per cento sul parafarmaco, settore che comprende i cosmetici, i dietetici, la fitoterapia e altri prodotti per il benessere della persona».
Così come l'ho letta qui la ripropongo, solo per dire che quando leggo affermazioni come queste rilasciate dall'illustre Pugliese, mi scatta istintiva una domanda: questo ci fa o ci è?
E' un marpione finto tonto che sa benissimo di prendere per i fondelli la platea o è davvero il candido sprovveduto che lascerebbero intendere le sventatezze che enuncia? 
Visti la posizione e  il ruolo che ricopre, sono propenso a credere che si  tratti del solito abile imbonitore che vende fumo e si tiene l'arrosto: se così non fosse, la Conad sta messa davvero male...
Da più di quattro anni, grazie al pluriosannato Bersani, non esiste un prezzo di vendita dei farmaci senza obbligo di ricetta nemmeno lontanamente indicativo. Ora, se esistesse una stampa e non una serie infinita di zerbini, sarebbe automatica la domanda del bravo giornalista presente alla conferenza stampa: "Mi scusi, Pugliese, ma da 15 al 40% di che?"
Fascino e magia della parolina sconto! Io me l'immagino il Pugliese da piccolino rispondere alla solita stantia domanda dello zio di turno su cosa avrebbe voluto fare da grande " Sai zio, io sono ambizioso, voglio diventare uno famoso e importante, insomma un uomo che sconta..." 
"....la pena" avrebbe prontamente prolungato la risposta un Rugantino romano.
Al manager Conad dobbiamo comunque riconoscere doti di misura ed equilibrio: nulla al mondo avrebbe potuto impedirgli di portare lo sconto fino a picchi dell'80-90%, ma evidentemente il Nostro è uomo morigerato, con i piedi sulle spalle e la testa ben piantata in terra.

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La notte dei lunghi coltelli
 Post di Maurizio Bisozzi

E venne la notte dei lunghi coltelli, quella che rischia di veder sorgere l’alba sul sangue versato dai farmacisti. Le lame sono state saggiate sulla cotenna del taglio dei prezzi 
di riferimento deciso dall’Aifa, ma il colpo definitivo potrebbe arrivare entro Pasqua, 
con il farmacista agnello sacrificale sull’altare degli interessi economici dei grandi gruppi che indirizzano la politica italiana.
C’è una profonda instabilità dell’esecutivo, tenuto a ballare sulla corda da quei "Responsabili" il cui esponente di prestigio risulta essere Domenico Scilipoti, inspiegabilmente soprannominato dagli addetti ai lavori Mimmo Monnezza.
Non sarò certo io a insinuare venticelli di calunnia sulla presunta sensibilità al potere politico e/o economico del gruppo dei Responsabili, certo è che la maggioranza 
si regge sui loro voti. Una posizione forte che potrebbe – dico potrebbe – renderli vulnerabili a sollecitazioni esterne di grandi gruppi di potere economico.
Fatto sta che al banchetto di giovedì è probabile che ai commensali Racca e Mandelli 
venga offerta una pietanza cannibalesca, e sono facilmente individuabili i Responsabili 
del menù.
Ho la fondata certezza che i nostri illustri colleghi respingano sdegnati quel piatto immondo. In fondo hanno lottato per mesi difendendo la categoria dall’assalto delle mani forti interessate a mercificare la nostra professione e sono sicuro che né l’una né l’altro vorranno passare alla storia della farmaceutica italiana come coloro che hanno guidato le truppe alla sconfitta più sanguinosa che il mondo ricordi. Non è roboante retorica, ma semplice verità: non esiste al mondo un solo Paese nel quale la fascia C venga venduta in realtà diverse dalla farmacia, e i nostri rappresentanti saranno ben attenti a non incidere il loro nome in calce a questo novità assoluta.
Hanno lottato dicevo, e duramente, per proteggere l’istituto della farmacia l’una 
e la figura del farmacista l’altro, rilasciando bellicose interviste e partecipando 
a convegni e dibattiti. Non posso nascondere che c’è chi borbotta a mezza voce che la difesa la si attua  non solo a parole, ma anche nei fatti, quelli che alla fine contano; come ci sono i soliti facinorosi scontenti a sostenere che un accordo all’interno della categoria con i colleghi titolari di parafarmacia avrebbe spuntato l’arma mediatica più potente e meglio utilizzata da coloro che stanno per banchettare con l’agnello di cui sopra, oltre a far sentire i colleghi di pari dignità e non figli di un Dio minore.
Si conosce l’obiezione sollevata sul fatto che la legge Bersani non discrimina 
tra parafarmacie di proprietà di società di capitali, titolari di farmacia e colleghi “peones”, ma c’è da chiedersi quanto (non) è stato fatto in questi anni per modificare quella legge iniqua.
Gli eterni brontoloni lamentano la chiusura difensiva sul disegno di legge Gasparri-
Tomassini, che ha dovuto temporeggiare per un paio di anni prima di farsi bocciare 
per incompetenza giuridica dal Comitato Tecnico. Anni che non sono stati peraltro 
usati per concludere il famoso “concorsone”, a dire il vero mai neppure bandito. 
Insomma, se alle ispirate e focose parole pronunciate nei convegni e nelle conventions 
fossero seguite iniziative di pari decisione, forse oggi i nostri maggiori rappresentanti 
non dovrebbero stare a spolverare dagli abiti quella patina di inconcludenza che rischia 
a molti occhi di appannarne lo splendore.
L’attendismo – in particolare di Federfarma – è proverbiale al punto di essere quasi diventato istituzionale (Federferma?). Peccato che nel frattempo
altre forze
non abbiano adottato la stessa strategia e, curiosamente, rischiano di uscire
vincitrici da questo confronto.
Odio i pettegolezzi e le insinuazioni volgari, ma i soliti insolenti affermano
che – a fronte dell’attendismo sornione e felino - c’è stato da parte di molte
tra le stelle più brillanti del firmamento farmaceutico italiano un frenetico
attivismo topesco, una vera e propria corsa all’apertura di parafarmacie,
quasi avessero un divinatorio sentore di come le cose sarebbero finite.
Honni soit qui mal y pense.


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domenica 17 aprile 2011

Favoletta del terzo millennio

Post di Maurizio Bisozzi
Farmacista titolare, Roma

C'era una volta, in un paese lontano lontano un falegname che costruiva i mobili più belli del mondo, un ciabattino che disegnava e realizzava scarpe comode e robuste, un sarto che creava modelli eleganti e su misura, un farmacista che allestiva medicine adatte ad ogni malattia e ad ogni persona. Un brutto giorno arrivò in quel paese incantato un omino piccolo, brutto e con il sorriso cattivo.
Andò dal falegname e gli offrì un sacchetto di perle in cambio di sega e pialla.
Il falegname era tentato, ma esitava
− Come farò poi a costruire i miei mobili?-
− Non preoccuparti, venderai i mobili che io ti fornirò -
Andò poi dal ciabattino e offrì un sacchetto d'oro per avere colla, chiodini e tronchesine
− Ma poi non farò più scarpe?-
− No, ma venderai quelle che ti porterò io-
Toccò quindi al sarto vendere forbici, ago e filo e ultimo toccò al farmacista privarsi di mortaio e pestello in cambio di un mucchio di denaro e la garanzia che a fornirgli le medicine ci avrebbe pensato il piccoletto.
Da allora in quel paese i mobili diventarono di qualità scadente, piani che si scollavano e legno che marciva presto; le scarpe divennero costose e scomode, gli abiti tutti uguali l'uno all'altro. Anche le cure persero ogni personalizzazione, una pasticca curava sia il giovane che il vecchio, il magro come l'obeso, uno sciroppo andava bene per tutti. L'importante era che lo dicesse la televisione.
Piano piano si cominciò a vendere tutto in enormi e spaventose costruzioni in periferia, chiamate ipermercati, perchè la televisione diceva che così si risparmiava e poi era bello passare il sabato e la domenica in mezzo a quegli scaffali pieni zeppi di merce colorata.
Del falegname non aveva più bisogno nessuno, le scarpe rotte si buttavano perchè “tanto non erano più alla moda”, non parliamo dei vestiti.
Anche il farmacista non serviva più, era solo un costoso ingombro, e allora il padrone del
supermercato, piccolo, brutto e con il sorriso cattivo lo mise a prenotare visite e distribuire referti, o aiutare il cliente a infilarsi il manicotto dello sfigmomanometro automatico, così, tanto per non farlo deprimere troppo.
Ogni tanto il ciabattino, il sarto, il falegname e il farmacista si incontravano all'osteria e ripensavano ai vecchi tempi: “certo, era diversa la vita ai nostri tempi” commentavano “ eravamo semplici e non immaginavamo neppure quanto bene avrebbe regalato il progresso e la modernità” concludevano.
Poi andavano nella banca fondata dall'omino piccolo, brutto e con il sorriso cattivo, a chiedere un prestito per arrivare alla fine del mese. Quando uscivano dalla banca, commossi dalla benevola generosità dell'omino piccolo, brutto e con il sorriso cattivo, la gente per strada neanche li salutava più.
Ma una sera diversa dalle altre, uscendo dall'osteria, dopo aver bevuto un bicchiere di troppo, i quattro decisero che ne avevano abbastanza di tutto quel bene che l'omino aveva portato a loro e a tutto il paese. Entrarono allora di nascosto nella villa del benefattore e rubarono i loro attrezzi che il piccoletto aveva nascosto in soffitta; il falegname usò sega e chiodi per costruire una grande palizzata di legno e sbarrò l'ingresso dell'ipermercato, il sarto tagliò e cucì un costume volante, con tanto di ali, il ciabattino usò un'intera pelle di vitello per tagliare la tomaia e la suola di una scarpa delle dimensioni di una Smart, il farmacista pestò nel mortaio fino a approntare un barattolo di pomata
per le contusioni grande come un secchio.
Entrarono poi nella stanza dove l'omino piccolo, brutto e con il sorriso cattivo dormiva, gli
saltarono addosso, immobilizzandolo, e dopo che il sarto gli ebbe infilato il costume volante e il farmacista ben bene spalmato il sedere di pomata, aprirono la finestra e con la scarpa grande quanto una Smart gli assestarono un calcione tale da farlo volare oltre la linea dell'orizzonte.
La mattina dopo nel paese l'ipermercato restò chiuso dietro la palizzata e le botteghe tornarono a sollevare le serrande. Il farmacista montò una nuova insegna che recitava “ La farmacia dei servizi” e una scritta più piccola sotto spiegava: “il miglior servizio che posso offrirvi è tornare a fare il farmacista”.

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lunedì 11 aprile 2011

Preghierina

Post di Maurizio Bisozzi
farmacista titolare, Roma


Oh, signore, protettore dei farmacisti,
a te va il mio grazie per averci guidato
in questi anni, illuminando i nostri capi
e aiutandoli a vincere per noi battaglie spaventose.
Grazie per averci aiutato nella conquista della insperata legge 405/2001,
quella che ci ha sfilato gran parte dei farmaci per darli in distribuzione diretta.
E' vero che i fatturati sono stati falcidiati, 
ma vuoi mettere quanto tempo abbiamo oggi per leggere dei nostri successi 
su “Filo Diretto” e “Il farmacista on line”?
Grazie per tutte le vittoriose diminuzioni di prezzi di questi anni, 
si lavora di più per guadagnare di meno, una benedizione per l'umiltà.
Grazie per il successo che abbiamo ottenuto 
con gli sconti Storace prima e la legge Bersani poi.
Grazie a questo trionfo sentiamo gli economisti 
e le associazioni di consumatori vantarsi di vendere al 20% in meno 
quell'ibuprofene che da etico costa 5 volte meno dell'identico Otc.
Grazie per il successo ci hai regalato con le varie normative 
su Privacy, Sicurezza nei posti di lavoro, Haccp, 
Sistri, relativi manuali e soprattutto costi.
Ora, alle soglie della Madre di Tutte le Vittorie, 
l'uscita dalla farmacia della fascia C,
dopo tanti anni di doverosi ringraziamenti per le infinite vittorie, 
posso umilmente chiederti un favore?
Sono un po' imbarazzato nel chiederti tanto, ma non è 
che per una volta potremmo avere una sconfittina piccola piccola?
Niente di che, ma almeno quel tanto che basta per poter continuare 
ad alzare la serranda in futuro. Di troppe vittorie si muore.
Amen.


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domenica 10 aprile 2011

Pesi e misure 
L'autore del post è Maurizio Bisozzi 
Farmacista titolare, Roma


L'altra sera ero a cena con un amico avvocato che, citando le vicende giudiziarie di non ricordo più quale primo ministro, mi ammoniva con il principio che sembra diventato base del Diritto.
“Vedi Maurizio -  scandendo con  giusta enfasi le parole -  la legge per molti si applica, per alcuni si interpreta” e alzò il calice per brindare a questo insulto giudiziario. La situazione era conviviale e rilassata, lasciai quindi serenamente i miei pochi e provati neuroni disciogliersi in quel bicchiere di Sagrantino di Montefalco, senza dare seguito alla discussione.
La mattina dopo, recuperate in un faticoso appello le capacità mentali, quella frase cominciò fastidiosamente ad aggirarsi nelle vuote stanze della mia scatola cranica. In effetti, pensavo, come dare torto al leguleio officiante quel festival dell'arbitrio?
Basta ricordare la puntigliosa attenzione messa dalle Regioni nel controllare e comprimere la spesa farmaceutica territoriale di fronte alla sbarazzina gestione della spesa ospedaliera. Gli anglosassoni usano un modo di dire particolarmente efficace per descrivere questa egoistica schizofrenia: "Not in my back yard" (non nel mio cortile di casa). Insomma, severità e rigore, ma non quando sono io a spendere allegramente, che diamine!
Per associazione con i miei visibili tentennamenti post-etilici riaffiorarono le posizioni dei colleghi ospedalieri. L'annuncio dato con giusta fierezza da parte del presidente Andrea Mandelli sull'adesione da parte della Sifo  alla collaborazione con le farmacie territoriali nella distribuzione del farmaco, è stato con estrema rapidità non corretto, ma proprio invertito nei termini.
Infatti in una recente dichiarazione l'ufficio stampa della Sifo rivendica l'insostituibilità del farmacista ospedaliero nel controllo della spesa farmaceutica tramite la procedura di distribuzione diretta, nonché il maggior controllo dell'appropriatezza prescrittiva in ambito ospedaliero.
Ristabilito l'equilibrio – almeno il mio – si ripropone l'assioma non ancora evidentemente digerito. Allora, a Roma è stata chiuso il laboratorio di una farmacia perché il collega osava spedire per posta alcune preparazioni galeniche, regolarmente allestite dietro presentazione di ricetta medica, in quanto, e giustamente, “la consegna deve avvenire in farmacia e sotto il diretto controllo del farmacista”. Amici, questa è legge, mica chiacchiere.
Quasi contemporaneamente Farmindustria e Posteitaliane sottoscrivono un accordo per  la consegna domiciliare di farmaci di uso ospedaliero, prodotto delicati sia nell'utilizzo che nella conservazione, mica pomate per i calli. Insomma, dobbiamo dire che non è il postino in discussione, ma il mittente? Verrebbe quasi da sospettare che davvero in Italia esistano due pesi e due misure e che nulla sia più incerto delle certezze assolute.
Avrei serenamente scommesso dieci anni della vita di mia suocera che la Fofi avrebbe protestato duramente per questo insulto alla professione, e invece trovo con stupore la sua  ampia e professionale disponibilità a vigilare sulla corretta applicazione dell'accordo. Posizione corretta saltando  precipitosamente giù dal carro di Farmindustria per salire su quello di una indignata Federfarma.
Ho la mente confusa, dev'essere per forza quel vinello traditore...

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sabato 9 aprile 2011


Attenti a quei due 
Post di Maurizio Bisozzi
Farmacista titolare, Roma

Primavera: scoppiano le allergie, dilagano i pruriti. Per lenire i secondi, causati dalle prime alle farmacie, il Cerm ci offre l’ennesimo studio omnibus sui mali economici del Bel Paese. L’economia ristagna? Non per colpa di una sfavorevole congiuntura internazionale o per gli insufficienti provvedimenti governativi in merito, macchè! Non scomodiamo i massimi sistemi, metti negli autogrill l’aspirina a disposizione del viaggiatore notturno e il Pil partirà come un fuoco d’artificio.
Nello studio appena partorito dai professori Salerno e Pammolli si chiarisce finalmente perché il generico non decolla in Italia: colpa delle farmacie. Inutile far timidamente notare ai due illustri che, se il generico sopravvive in Italia, è solo per il contributo dato dal farmacista alla sua diffusione. Contributo riconosciuto in sedi ufficiali anche dalle Regioni: visto che evidentemente se ne vendeva troppo, sono corse ad abbassare il margine di guadagno al farmacista.
Un regalo all’industria del griffato? Non per la coppia di economisti, anzi: se si vuole spezzare la parassitaria rendita di posizione e far decollare il consumo del generico, bisogna diminuire il margine del farmacista sul generico. Insomma, togliamo motivazioni e spinte economiche, e poi lamentiamoci che non se ne vende abbastanza.
Colpa del farmacista è ovviamente la difesa della Pianta Organica, strumento democratico che tutela il paziente nelle aree meno favorite del territorio. State “attenti a quei due” e scoprirete che lo sfascio della capillarità del servizio farmaceutico porterebbe un risparmio del 10% sulla spesa farmaceutica.
Il problema di coprire penosi chilometri da parte dell’anziano per approvvigionarsi di medicine è del tutto indifferente alle logiche dell’Economia.
Per farla breve, inutile lambiccarsi per trovare le cause del dissesto dei conti pubblici, non serve indagare sulla moltiplicazione delle poltrone o gli sperperi del pubblico denaro, è più semplice entrare in farmacia.
Lì si trova il vaso di Pandora, la madre di tutte le malversazioni,e non da oggi. Alcune correnti di pensiero economico più avanzate postulano che delle dieci piaghe d’Egitto, almeno tre  - il 30%! – si sarebbero evitate liberalizzando gli sciamani  del faraone. O che consentire la libera professione dei guaritori filippini avrebbe portato al risparmio di almeno il 25% dei danni provocati dallo tsunami di pochi anni fa.
E che dire del disastroso terremoto che ha messo a terra il Giappone? Basta guardare la rigida legislazione nipponica in campo farmaceutico per capire l’origine di tutti i mali.
Non mi resta che augurarmi una rapida e completa liberalizzazione del sistema distributivo del farmaco prima che arrivi la fine del mondo preconizzata dai Maya nel prossimo 2012. Già sapete a chi il Cerm darebbe la colpa, no?

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