lunedì 26 dicembre 2011

 Il lobbista
 di Maurizio Bisozzi

Sono stato catturato per sfinimento mediatico e cedo le armi al vincitore. Non ne posso più, va bene, liberalizziamole 'ste farmacie. In fondo l'aveva già fatto Crispi ai suoi tempi e il povero Giolitti dovette correre a mettere una pezza alla conseguente concentrazione di farmacie nei ricchi centri urbani e abbandono di paesi e paesotti. Non sempre Mercato e Servizio Pubblico parlano la stessa lingua e non sempre il politico ha memoria degli errori del passato.
In uno studio, guidato dal bocconiano prof. Ravazzoni, si quantifica in cento milioni il risparmio annuo complessivo per il cittadino dopo il “liberi tutti”. Sono circa un euro e cinquanta a testa all'anno, il costo di una colazione al bar. All'anno. Un costo forse non eccessivo per avere la garanzia di un servizio fornito 365 giorni (e notti), capillare e di facile accesso, al punto da essere considerato unanimamente il migliore in Europa.
Ma non importa, liberalizziamo e giriamo pagina. E' sconcertante vedere come sullo scoglio
farmacie si arenino governo e stampa. Negli interventi dei rappresentanti dell'esecutivo non si parla di altro; i talk show televisivi, da Giletti a Vespa, passando per Floris, non trattano altri argomenti.
Magari, una volta superato il fondamentale snodo delle farmacie, si potrà cominciare a parlare anche di altro. Per esempio, sarei curioso di ascoltare Floris e i suoi dotti ospiti interrogare Catricalà sul perché un conto bancario in Italia deve costare al correntista 250 euro all'anno, contro la media europea di 120. Altro che una colazione all'anno al bar, e a fronte di quale qualità di servizio? O sentire Vespa disquisire con i propri ospiti su come, in quindici anni, a fronte di un aumento del costo della vita pari al 43%, il costo della RC auto possa essere aumentata del 181%.
Ho citato due esempi di settori liberalizzati già da anni. Forse alle tasche dell'italiano medio interessa di più sapere se l'Imu verrà applicata anche agli immobili del Vaticano o se i potenziali 5 miliardi derivanti dall'asta delle frequenze televisive verranno regalati ai tycoon del settore.
Certo, banche, assicurazioni, Vaticano e televisioni sono argomenti che scottano sulle labbra dei conduttori televisivi, e allora il problema della liberalizzazione delle farmacie resta prioritario, un po' come lo era il problema della giustizia per il precedente premier, pur davanti ad un'economia che andava a rotoli.
Le farmacie oggi mi ricordano la separazione delle carriere in magistratura ieri: un collo di bottiglia nel quale si strozzava ogni discussione parlamentare, paralizzando iniziative legislative in altri campi e settori ben più bisognosi di intervento
Bene, morte al farmacista: sono il primo a chiedere di spaccare questa bottiglia per il bene del Paese, e cominciare a parlare seriamente di come far restare ben più di 1,5 euro all'anno in tasca al cittadino.



© RIPRODUZIONE RISERVATA

giovedì 8 dicembre 2011

 Lettera a una manager
di Maurizio Bisozzi

Cara dottoressa,
a nome dei farmacisti, mi permetto di rispondere al suo invito ad apprezzare i nuovi provvedimenti governativi sulla farmacia e sfruttarne i vantaggi.
Lei è una manager di una multinazionale, io il modesto titolare di una piccola farmacia: viviamo aziende diverse, abbiamo valori diversi. Dall'alto della sua torre d'avorio lei ignora i problemi di serie B di un farmacista, presa com'è dai suoi mille problemi di serie A, anzi di Champions. Lei si districa tra grafici e programmazione, si muove fra colonne di cifre e indici. Lei non riesce a vedere laggiù in basso, dove si cercano i pidocchi nei capelli di una bambina e poi si spiega alla mamma come eliminarli, dove si conforta una madre con la figlia a casa con la bronchite, dove si sostiene con un sorriso e un placebo lo studente in ansia per l'esame, dove si aiuta la giovane mamma a lenire l'arrossamento del neonato, dove giorno dopo giorno seguiamo negli occhi del malato e dei suoi parenti l'evoluzione di qualche malattia devastante, dove si condivide l'angoscia di una adolescente con un ritardo mestruale e le si spiega come fare un test, dove si consola la anziana vedova del compagno di una lunga vita.
Lei ha mille problemi di ben altra levatura, dottoressa, ci sono profitti da inseguire e rami secchi da tagliare, dipendenti da licenziare e investimenti da capitalizzare. Lei ha scelto il profitto, io la gente.
Abbiamo valori diversi, abbiamo stili di vita differenti.
Lei viaggia in first class, io giro in Vespa e non per apologia francescana, ma perchè mica tutte le farmacie sono pozzi di denaro e non sfrutto i miei dipendenti come il Mercato vorrebbe. Le loro esigenze sono prioritarie sulle mie e sono il primo a privarmi di qualcosa quando serve, come farebbe un buon padre di famiglia e non l'amministratore delegato di una multinazionale.
Lei tutto questo non potrà mai capirlo, dottoressa, per lei è il denaro che fa girare il mondo, per me è altro che non sto nemmeno a spiegarle, temo non capirebbe.
Ora tutto questo potrebbe finire, potrei dover lasciare la mia attività e la mia gente, perchè lei e quelli come lei hanno deciso che bisognava diversificare gli investimenti nel farmaceutico e aumentare il dividendo da distribuire a fine anno agli azionisti, perchè il paziente "doveva risparmiare" e il grafico dei vostri utili puntare alle stelle.
Avete voluto applicare alla salute del cittadino il businnes del Mercato, per voi il farmaco è una merce, da vendere secondo le leggi dell'efficienza commerciale e del profitto finanziario.
Per questo non potete guardare chi o cosa travolgete nella corsa al profitto: vite, carriere, affetti, legami, ricordi, per voi esistono solo nella colonna delle passività.
Avete fatto così con tutta la piccola distribuzione al dettaglio, avete cancellato le piccole botteghe di quartiere che erano il tessuto connettivo della socialità, la ragnatela dove tessere incontri e scambi umani e ora tocca alla farmacia, il polo territoriale più importante e delicato.
Mia nonna buonanima si raccomandava di lasciare ogni luogo migliore di come lo si era trovato, un invito che sono certo lei rispetterà nelle toilette pubbliche, ma che le ricordo dovrebbe valere in ogni ambito della vita
Avete conquistato il mondo con il vostro denaro e la vostra finanza, ma non so mica se l'avete migliorato. So però  che non è questo il mondo che vorrei lasciare ai miei figli.

© RIPRODUZIONE RISERVATA