domenica 22 gennaio 2012

Non è stata Waterloo
di Maurizio Bisozzi
Non sarà una grande vittoria, ma non è neppure la fine della farmacia. Portare il quorum a 3000 (o 3500, cambia poco) e utilizzare i resti con criterio ampio e generoso era un intervento atteso, se non addirittura auspicato. Sapevamo tutti, e alcuni di noi lo ripetevano spesso, che il servizio era perfettibile e indubbiamente carente in alcune zone.
Per anni ci si è disinteressati al problema, siamo stati incapaci di incidere il bubbone e abbiamo offerto noi a Bersani l’opportunità di scatenare l’attacco alla distribuzione del farmaco in Italia; salvo poi piagnucolare per una lenzuolata punitiva e calata dall’alto.
Oggi sento parlare di serrata, atto inadeguato quanto incomprensibile al cittadino, contro un intervento che in fondo va solo a riequilibrare delle criticità, senza stravolgere il senso della farmacia e il tessuto sociale dove opera. Certo, qualche furbetto privilegiato vedrà ridursi il proprio bacino di utenza da 10 o 20mila abitanti a dimensioni più umane e corrette, ma abbiamo tutti – farmacisti e utenti – pagato per anni una stortura mai raddrizzata, causa di risentimento e proteste.
Per colpa di questi pochi privilegiati – evidentemente ben coperti – tutta una categoria di professionisti sana e pulita ha dovuto sopportare le accuse di casta, se non di mafia. Ben venga la fine di queste ingessature, ben vengano migliaia di colleghi alla testa della loro farmacia ad assicurare e migliorare il servizio sul territorio, ben venga una consapevolezza comune e un’istanza verso i vertici affinchè il sindacato rappresenti adeguatamente tutti e sappia respingere le pretese di una parte, piccola ma potente. I farmacisti sono onesti e laboriosi e soprattutto stufi di essere identificati con quella piccola minoranza che getta discredito su tutti.
In fondo il farmaco è rimasto in farmacia e questo è un punto fondamentale, unito al riconoscimento dell’insostituibile ruolo sociale e sanitario dell’istituto farmacia. Si pagano dei prezzi al mercatismo spinto degli ultimi anni, ci toccherà mercanteggiare sui prezzi di vendita, operazione umiliante e di alcun vantaggio per l’utente.
Consideriamolo come l’ennesimo danno inferto da lustri di un immobilismo sindacale che ha eccitato gli appetiti speculativi di chi intendeva impossessarsi della salute pubblica e piegarla al profitto privato.
Questo attacco è stato respinto, il Governo ci ha riconosciuto ruolo e importanza, vediamo ora di non assumere iniziative inopportune.  Finiremmo solo per favorire chi vuole annientarci.


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